New York, 24 ottobre 1929: un giovedì nero al quale sarebbe seguito un martedì ancora più nero, il 29 ottobre 1929 quando la Borsa Valori del New York Stock Exchange sperimentò il crollo definitivo. La conseguenza fu una crisi economica ed una depressione che travolse la ricca America del primo dopoguerra mietendo vittime soprattutto tra la piccola e media borghesia.
Ma come tutti i periodi di crisi, anche questo fu un momento di trasformazione e di rinnovamento, dettato soprattutto dalla necessità di sopravvivere alle difficoltà e alla miseria. Fu così che un gruppo di avvocati, per continuare la propria attività contenendo quanto più possibile i costi attraverso la condivisione dei servizi e dei beni, diede vita ad un prototipo di business center, dove venivano condivisi la biblioteca, la sala riunioni e le segretarie. La forza della comunità che nasceva dalla debolezza dei singoli. Questo in nuce il concetto di business center, letteralmente un centro di affari, un luogo in cui si fa business senza pensare ad altro.
I primi business center nascono negli Stati Uniti intorno agli anni 60 e solo a metà degli anni 70 il concept viene importato in Italia da Sebastiano Carpentieri che apre il primo business center italiano a Milano, in Via Vincenzo Monti. Il concept si arricchisce di servizi decisamente più futuristi quando viene introdotto quello che oggi viene definito in modo conciso ed efficace l’ufficio virtuale: la domiciliazione postale dell’attività con la risposta telefonica personalizzata. A dire il vero però anche questa formula era già diffusa negli Stati Uniti dagli anni 20 dove le centraliniste prendevano nota dei messaggi per conto degli utenti che non disponevano di una linea e di un impianto telefonici ma si facevano lasciare i messaggi al centralino della compagnia telefonica.
Niente si inventa, dunque, tutto si trasforma!