Abbiamo già parlato dell’ufficio arredato e della sua genesi, dei motivi e degli scopi che ne hanno favorito se non addirittura causato la nascita, lo sviluppo, la recente affermazione indiscussa ed inarrestabile su ormai quasi tutti i mercati mondiali. Ed incredibilmente anche su quello italiano, il meno ricettivo e predisposto alle innovazioni in generale, a quelle che smantellano e mettono in discussione abitudini e usanze consolidate nei decenni, quasi secoli, nel particolare. Parlo della esclusività degli spazi di lavoro, come l’ufficio e la segreteria. Ben venga, quindi alla fine, l’ufficio privato inserito in un contesto condiviso, laddove questo sacrificio di completo possesso ed esclusività viene ricompensato con un notevole abbattimento dei costi di gestione ed una maggiore flessibilità nei rapporti e negli impegni contrattuali. E quando sembrava che l’evoluzione avesse ormai raggiunto la sua massima espressione di novità e di innovazione con buona pace degli scettici riluttanti così come dei più temerari sostenitori, ecco che dal cilindro magico del progresso si levano i primi vagiti di una nuova sfida al concetto di ufficio o, più esattamente, di posto di lavoro.
Quello che era rimasto di spazio privato ed esclusivo viene frazionato, frammentato, scisso, intercalato, per accogliere un concetto più ampio: un luogo dove lavorare insieme, conosciuti o meno, accomunati dallo stesso obbiettivo, dallo stesso interesse, o da competenze comunque complementari, nell’esaltazione di un concetto che ha permeato negli ultimi anni l’economia a tutti i livelli: la sinergia. Quello che all’inizio appare come una divisione, un frazionamento, una sottrazione di uno spazio o di parte di esso; si rivela in realtà un’addizione, la somma di competenze che si mettono a reciproca disposizione per il raggiungimento di uno scopo comune: fare business e farlo meglio di chiunque altro.
Questa frontiera è senz’altro più complessa da raggiungere: entrano in gioco pregiudizi inibenti come la competitività, il segreto professionale, il portafoglio clienti custodito gelosamente da sguardi indiscreti, il patrimonio di una vita spesa a costruirsi il proprio orticello professionale. E forse proprio per questo motivo gli ambienti di co-working sono abitati soprattutto da giovani professionisti ed imprenditori che poco hanno da perdere e tutto da guadagnare. Quindi il co-working è figlio dell’ufficio arredato, una sua costola, una sua emanazione? Forse. O forse no. Forse semplicemente si è trattato dell’evoluzione sistematica ed organizzata di una prassi diffusa, magari in attività più manuali e meno circoscritte da quattro mura, ma ispirate allo stesso concetto: insieme possiamo farlo meglio e prima.